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Folco Quilici
Filmografia
 

 

"Panorama"
29 marzo 2004

ACANTHASTER

Ero immerso a una trentina di metri di fondo alla base d'un tratto del Great Reef, fantastica opera della natura che costeggia le rive dell'Australia orientale, per migliaia di chilometri.

Quando il primo masso di corallo si staccò dal bordo della scogliera che mi sovrastava, la paura fu un tutt'uno con il guizzo per evitarlo. M'allontanai da quel punto pinneggiando, ben sapendo che dopo il primo, altri blocchi di madrepore e coralli sarebbero crollati.

La frana era silenziosa, irreale per questo e anche perché, come qualunque corpo in acqua, anche questi blocchi corallini cadevano con relativa lentezza dal bordo del reef. Franavano verso il fondo come al rallentatore.

Incutevano paura. Ma la dovevo vincere, perché pur cercando di non restare sepolto non potevo perdere l'occasione di documentare il fenomeno (io non sono uno scienziato del mare, è utile che lo sottolinei, ma lavoro per offrire dei fenomeni subacquei documentazioni e testimonianze).

Cercato il miglior punto per filmare, in posizione di relativa sicurezza, e trovatolo riparandomi in una grotta, restai così, nell'area dove, a ogni forte ondata oceanica, il contraccolpo mandava in pezzi il maggior capolavoro naturale di tutti i mari.

Nella grotta evitavo i massi in caduta, ma potevo vederli e filmarli; riuscivo così a documentare come ogni forte ondata oceanica mandasse in pezzi una parte di quanto creato non solo come meraviglia ma anche in proporzioni tanto gigantesche da sfidare per migliaia di secoli la furia del mare.

In quel punto del Mar dei Coralli, altro mio compito per la mia missione sull'acanthaster, consisteva nel tentar di dar prova, con immagini precise, di come lui agisse. Lui, il responsabile del disastro, la gigantesca e vorace stella marina, scientificamente detta acanthaster planci e comunemente chiamata "Corona di Spine".

Ne avevo già indirettamente visto gli effetti anni prima, quando m'ero trovato di fronte al desolato paesaggio subacqueo di Puuhunauia, nel mare di Tahiti. In immersioni in quel vero e proprio paradiso subacqueo, avevo trovato lungo il reef solo desolazione, ammassi corallini e madreporici morti. "E' stato l'acanthaster", m'avevano sconsolatamente spiegato gli amici polinesiani.

Datava da allora la mia decisione di cogliere immagini sui danni provocati da quel gigante a dodici punte. E per immergermi avevo scelto il Great reef australiano quand'ero venuto a sapere quanto quel problema preoccupasse soprattutto i naturalisti di quel mare. Seguendo loro preziosi consigli, avevo indirizzato il mio compito di testimone, organizzando immersioni con cineprese e macchine fotografiche soprattutto nella zona dove migliaia di acanthaster avevano già compiuto la loro opera. Nell'area detta Opal reef, ormai ridotta a un acciottolato di grigie rocce informi.

Laggiù, colte le immagini del crollo, m'accinsi a riprenderne altre più difficili. Ovvero: come operavano (o meglio: come distruggevano mangiando) le stelle giganti?

Infatti è sfamandosi che esse compiono un'opera simile a quella delle termiti nel legno. Di immersione in immersione, mi rendevo sempre di più conto di come coralli e padrepore venissero "intaccate" nelle parti molli. Minate dal rosicchiamento continuo delle stella affamata.

L'acanthaster era già stata studiata sin dal '700; ma da allora in poi poco si era saputo di preciso sul suo conto. Solo J. Yves Cousteau anni prima, nel suo libro "Life and Death in a Coral Sea" aveva lanciato un allarme; e aveva intuito in questa anomalia un'altra causa (oltre a quella dell'inquinamento) del preoccupante stato di salute dei mari del mondo.

Al suo allarme aveva fatto seguito il primo segnale di distruzione imponente. Si era verificato nella parte meridionale della barriera australiana, a Green Island. Là, grandi esemplari di "Corone di Spine" erano stati individuati al centro d'una distesa di coralli morti. Si trattava di una prova sicura: l'acanthaster era il responsabile della strage. Gli osservatori ne ebbero conferma osservando come le stelle riuscissero nel loro intento muovendo le loro lunghe estremità, "armate" da centinaia di piccoli tentacoli. Il loro "sistema motore" evidentemente era anche, allo stesso tempo, un formidabile sistema distruttivo, che consentiva alle stelle di mangiare.

Nelle mie immersioni, dovevo quindi riuscire a cogliere prove anche della microscopia attività di quei tentacoli. Ci riuscii filmando con un obiettivo speciale i rami madreporici imprigionati dall'acanthaster. Un'intera sequenza dimostrava come i bracci della stella si chiudessero e avviluppassero attorno alla preda per staccarne dei pezzi; e in quel momento ne venisse divorato l'interno.

Questo ovviamente accadeva da sempre, nel mondo subacqueo; ma era anche evidente che per qualche motivo un fenomeno normale s'era mutato in fenomeno disastroso. Cosa aveva mutato una stella in un distruttore? La causa era semplice, ma stranamente ci volle molto a individuarla; non era né l'inquinamento, né chissà quale influsso misterioso. Derivava dalla decimazione dell'essere che di quelle stelle si nutriva; e divorandole ne aveva da sempre limitata la diffusione. Il "Tritone Gigante", Charonia tritonis. Da molti decenni questa grande conchiglia s'era fatta sempre più rara e a causa dei collezionisti era quasi scomparsa ovunque (è particolarmente bella e ha un prezzo di vendita cresciuto sin oltre i mille dollari).

Secondo i ricercatori australiani, almeno diecimila tritoni all'anno furono raccolti negli anni dal '70 al '90, da barche in azione nelle acque del Mar dei Coralli. E poi raccolti e venduti nei negozi di souvenir marini in Australia, America, Giappone, Europa.

La loro strage aveva consentito la moltiplicazione degli acanthaster; ma adesso, l'aver bloccato la loro vendita e la conseguente calata della raccolta "industriale", sta salvando il reef.

Dagli anni Ottanta a oggi, i tritoni stanno infatti tornando a diffondersi ovunque, nella Grande Barriera e di nuovo divorano gli acanthaster, e così questi diminuiscono rapidamente di numero.

Per questo il fenomeno dello sgretolamento dei coralli aggrediti e divorati, è in rapida diminuzione.

Folco Quilici