Home Page Archivio foto e film curriculum lavori recenti libri Videocassette L'avventura e la scoperta reportage


 

Alta Profondità

Cliccate sulle immagini per vederle a pieno schermo.

 
 

Antefatto: due minisub (il Tom e il Jerry) sono a mille metri di profondità nel ventre del relitto della corazzata Roma, dov’è esplosa la bomba razzo tedesca che – con un potente nuovo esplosivo – ha colato a picco in pochi istanti la gigantesca nave.

Tentano il recupero di un reperto indispensabile alla riuscita dell’operazione che mira a scoprire la natura dell’esplosivo usato.

(da pagina 152 a 158)




(…) "Motori accesi, avanzare affiancati. Il relitto del Roma è a cinquanta metri davanti a noi, fondo a dieci metri"

"Roger. Procedi"

"Accendere faro mediano e sempre attenti al sonar. Ostacoli insidiosi potrebbero non mancare attorno al relitto"

 

La fiancata di dritta appare improvvisa, come sorgendo dalla fanghiglia nella quale è profondamente piantata; forse a causa di correnti diverse, qui non è visibile alcun segno di ferrobatteri. E’ solo una parete imponente, per risalirla occorrono quasi venti minuti. Sono diciotto metri d’acciaio liscio, compatto. I primi dieci metri, quando il Roma navigava, costituivano la cosiddetta "opera morta"; ovvero la parte della fiancata immersa dieci metri sotto il filo del mare; l’ "opera viva" ne usciva per otto, sino al trincarino. Quando i minisub lo raggiungono e si trovano sul ponte della corazzata, al raggio di luce delle lampade mediane, s’aggiunge l’intensa luminosità dei fari voltaici accesi dai due minisub.

Jerry e Tom superano una tolda devastata per poi sfiorare le incastellature delle torrette degli antiaerei 90/50 e quanto resta della Stazione Comando artiglierie medio calibro, dalle strutture ancora salde.

Un’occhiaia vuota del relitto s’illumina improvvisa, il cristallo d’un oblò riflette il raggio dei proiettori. E’ sembrato un baleno, un guizzo di vita.

 

I DR proseguono, sfiorano ammassi contorti di cavi.

"Come nidi di enormi serpenti" commenta Christian, al transponder.

La rotta dirige verso il centro del relitto, dove è prevista la prima analisi, la linea di frattura.

Continuando a tenersi a debita distanza da strutture divelte, lamiere e cavi, i DR avanzano a velocità ridotta.

"Occhi spalancati!…" gracida il transponder. E’ Sarah e non ha torto: i DR sfiorano sovrastrutture contorte, ombre d’improvviso affioranti dal buio.

Il Jerry guida il Tom attorno al secondo fumaiolo della corazzata, ancora intero, grande come una collina.

Sarah dal Jerry registra e Arnei dal Tom constata quanto i due tronconi del gigante spezzato, siano vicini l’uno all’altro.

Il Tom muove con lentezza per consentire una attenta osservazione dello squarcio longitudinale "Corre lungo tutta la larghezza dello scafo, per trentadue metri, è largo dai quindici ai tre metri" annota Arnei "i due tronconi non sono perfettamente allineati, l’anteriore è inclinato di quattro gradi, l’altro di sei in senso opposto…".

L’armamento laterale e centrale del Roma, scardinato dalle sue postazioni, giace accatastato in un caos di resti contorti e in parte fusi "Ecco le antiaeree da 20 millimetri… il Roma, ne puntava al cielo cinquantaquattro, se ricordo bene" precisa Marco, a Burt.

"Le sono servite a poco".

 

"Massima attenzione!". Il sonar segnala corpi estranei minori, invisibili a occhio perché fuori dal fascio di luce dei proiettori, disseminati come trappole.

"Alzarsi di quindici metri" ordina Sarah, ma appena inizia la manovra, la luce intermittente del pannello ALARM! del suo mezzo comincia a lampeggiare.

Il minisub è in difficoltà.

"Illuminalo, presto!".

All’ordine di Marco, Burt inclina il Tom e punta il faro sul gemello. E’ immobile.

Dal momento in cui ha avvertito un minaccioso strattone, Christian ha fermato i sei propulsori e non muove, temendo di complicare la situazione.

"Hai il propulsore di poppa preso in un cavo. Siete incagliati" comunica Burt.

Sarah e Christian non hanno potuto scorgerlo in tempo, né lo vedono ora, teso alle spalle della cabina.

Non consentirebbe al Jerry di girare su se stesso, se tentasse di rimettersi in movimento.

"Se ci provi, rischi di avvolgerti ancora di più in un cavo contorto in spire come un cavatappi…" comunica Burt al collega… "resta fermo dove sei".

Del sinuoso cavo trappola, teso tra invisibili punti del relitto, si vede l’inizio ma non la fine.

Il Tom compie una sorta di capriola e si piazza sotto il gemello.

Le voci lontane della Sala Operativa della nave in superficie, mille metri sopra di loro, tacciono per non interferire, sarebbe inutile suggerire consigli; ogni acquanauta in missione deve cercare di cavarsela autonomamente, considerando i pro e i contro della situazione che solo lui può valutare.

Uno scambio di messaggi tra i piloti dei due minisub si conclude decidendo di tornare all’infanzia. Quando ci si sfidava nel gioco dell’autoscontro, nei Luna-Park… "Professore, lo ricorda?"

"Mi ci sono rotto il naso…"

"Allora si tenga forte…"

Burt allontana il Tom d’una ventina di metri dal Jerry.

"Riaccenda il faro voltaico. Accecheremo i nostri amici, ma io debbo vederci bene per prendere la mira… Mi hai sentito Christian?"

"Ti ho sentito, Burt… Al gioco dell’autoscontro, io…"

"Lascia perdere e attento ad approfittare dell’urto. In quell’istante accelera al massimo"

"D’accordo"

"Allora… vado!"

Con i propulsori di colpo "avanti tutta", il Tom acquista subito velocità.

Davanti al cavo, Burt non rallenta ma impenna il suo DR e con i due pattini urta il minisub gemello.

I DR sono scossi dal contraccolpo, nell’eco di uno sfrigolio acuto, quasi un lamento. E’ l’attrito di metallo su metallo.

I propulsori del Tom continuano a spingere al massimo, sino all’echeggiare di un rumore sordo, quasi uno scoppio.

Il cavo si spezza in una nube di polvere rossiccia, il Jerry è libero, le due parti del serpente metallico scompaiono nel buio in un colpo di frusta.

La voce di Sarah tronca le battute dei piloti "Riprendere la rotta verso la prua."

Dove è prevista una lunga sosta d’osservazione. Si valuterà l’angolo di rotta della nave; si cercherà una risposta o almeno ipotesi da suggerire agli storici: il Roma, uscito dalle Bocche di Bonifacio era in rotta verso sud o verso ovest? Dirigeva verso Malta per arrendersi agli alleati o voleva cercare riparo nelle neutrali Baleari?…

"Ovviamente la direzione della prua sarà solo un’indicazione parziale" aveva detto Arnei, ancor prima di imbarcarsi sullo Xántas, illustrando il suo piano di lavoro all’anziano collega e maestro di Pisa. "Il Roma, sotto le bombe, virò bruscamente. Noi dovremmo quindi inserire i gradi di rotta indicando questo dato e sottrarlo ai gradi di rotta dedotti dalla direzione della nave poggiata sul fondo".