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Cielo Verde



 
 

Quando l'Amazzonia era ancora Amazzonia, "cielo verde", immensità inesplorata e inesplorabile, se non per vie d'acqua e dall'alto, e quando l'aviazione muoveva i primi passi sulle ali di quei giovani, avventurosi e folli, che avevano già fatto una guerra nei cieli dell'Europa e adesso sorvolavano altri cieli con i loro velivoli di tela e legno.

   
 

Mike the Angel, il protagonista di questo grande romanzo d'avventura, è un eroe ispirato a un personaggio vero. Da lui prende nome il segno luminoso del "salto Angel", la cascata che non ha eguali nel nostro pianeta, un filo d'acqua che scroscia, perfettamente verticale, da un'altezza di mille metri, nel folto della selva venezuelana.

 

Nell'immediato primo dopoguerra, Mike faceva parte della chiassosa e colorata tribù di giovani aviatori che sul fronte si erano trovati alleati o nemici e adesso condividevano gli spazi dell'esplorazione e del rischio: i loro voli trasportavano, nell'allegra promiscuità che può stabilirsi solo in un tempo eroico, medici e garimpeiros, i leggendari cercatori d'oro e di diamanti, missionari e prostitute.

  
 

Ma come avvenne che un giovane americano, scavezzacollo e impulsivo, pronto a cedere al fascino delle donne e al calore di una buona bottiglia, potè trasformarsi nel sensibile appassionato della sovrumana bellezza della selva e nello strenuo difensore della causa degli indios?

 

Nelle otto parti del romanzo, in una vicenda distesa nell'arco di venticinque anni, dal 1919 al 1944, Folco Quilici ha ripercorso, grazie a un impressionante lavoro di ricerca e documentazione, l'esemplare avventura di un uomo e l'esaltante epopea dell'aviazione dei pionieri. La ricerca, condotta su cronache, diari, lettere, ha permesso di scoprire vicende finora ignote: quando il leggendario pilota combattè nel Chaco una sanguinosa guerra aerea ignorata dai libri di storia, o quando collegò punti lontani negli spazi ancora ignoti dell'Amazzonia. Spazi sui quali Quilici ha volato, con un piccolo aereo, sulle rotte che Mike, sessant'anni prima, aveva tracciato correndo ogni genere di rischio. Come Mike, Quilici è atterrato sugli altopiani ancora inesplorati dei Tepuy, dove il pilota cadde cercando un mitico torrente "i cui sassi sono pepite d'oro".

  
 

Popolano il lungo racconto indimenticabile, figure di donne, di cercatori d'oro, di piloti amici e nemici, di stregoni e di cacciatori. Tutti si muovono attorno a un eroe reso forse ancora più vivo dalla passione ricostruttiva di un'assoluta, libera fantasia. E su tutti i protagonisti grava, luminoso o cupo, sereno, ma più spesso in tempesta, il cielo verde della selva più grande del mondo.